
Explosion Provinciale_appunti sul territorio
esplorazione urbana del 6 giugno 2024 realizzata con l’O.N.U. (OsservatorioNomadeUrbano curato da Pier Paolo Zampieri, docente di Sociologia dell’ambiente e del territorio all’Università di Messina)
di Alessandra Mammoliti
Quante parole conosco per descrivere un luogo? Me lo domando mentre torno a casa direzione nord: la passeggiata a Provinciale è stata lunga e mi aspetta un altro po’ di strada. Penso a quanto sia bella la città in primavera quando i colori dei palazzi si fanno vivi e il caldo non ti sta ancora mangiando la faccia.
Penso alle cose che ho visto e alle cose che non ho visto e che contengono a loro volta altre cose nascoste; una scatola che continuo ad aprire che sembra non avere un fondo: mi sa che Messina è questa.
Le esplorazioni urbane, come quella di oggi, vivono su due piani sovrapposti dialoganti: da una parte con la zona esplorata; dall’altra con gli esploratori che partecipano alla scoperta. Nel giro di pochi chilometri stabilisci una relazione in cui le parole diventano piene e rotonde, conoscenza e fame.
Quante parole conosco per descrivere un posto? Non saprei con esattezza dare un numero, ma oggi camminando ne ho appuntate diverse. C’è per esempio la parola volti. Quelli che ho visto oggi sembrano aver combattuto battaglie infinite; strati di storie addosso che trascinano con stanchezza e grigiore, con quella povertà che non biasimi e che in qualche modo vorresti sollevare. Poi c’è marea: l’ha detta Sergio mentre ci siamo fermati a parlare davanti a Vico Lazzaro, con lo sguardo di lui in diagonale che smaniava alla ricerca di una storia da ascoltare alla fermata del bus, lì dove c’è la chiesa all’interno della quale l’orchestra dell’Ainis faceva prove stonate di un concerto che si sarà già consumato: la scatola continua ad aprirsi e a mostrare i suoi appunti.




Fisso una marea immaginaria, che sa di materia confusa che non vedi da dove arriva e dove finisce, in questo moto perpetuo in cui vorresti essere mare ma sei solo onda.
Provinciale è mare. I marciapiedi sono popolosi e diventano piazza balcone casa. Le parole non si staccano, sono tante, sono poche. C’è la parola dopo lavoro che mi ha sempre fatto simpatia; sottende un impegno ma anche uno svago. E poi anche urbano: una parola che sento sempre poco e solo quando parlo con chi sa la sociologia (e oggi erano tanti più di me).
In che modo l’urbano influenza le menti? Lo ha chiesto Giancarlo che sta scrivendo una tesi (anche su questo) e penso che se vivessi a Provinciale forse l’avrei già finita con le mie perenni crisi esistenziali affacciate a un davanzale di via Colapesce che invece sta a nord della città. Poi c’è spazio di transizione che sembra quasi un sentimento perenne di chi vive qui a Messina, in Sicilia, al Sud.
E, infine, volume.
E Messina è contenitore di volumi incredibili e inconsapevoli, di quartieri bombardati da esperienze e storie, palloni roccati, scale infinite e signore guardinghe. Di cose che non sai e che vorresti sapere, di cose che sai e non usi. Quante parole conosco per descrivere un luogo? Credo tutte, forse nessuna.
E adesso non perderti tutti gli eventi del weekend!
🎹 concerti
giovedì 13 giugno, alle 20.30, da Vegan e Veg, in via Natoli 10: The Ghost Tracks, con Valerio Valenti e Vittoria Micalizzi. Prenotazioni al 329 6138626;
Continua a leggere con una prova gratuita di 7 giorni
Iscriviti a La newsletter di The Messineser per continuare a leggere questo post e ottenere 7 giorni di accesso gratuito agli archivi completi dei post.